Benvenuto su stilografica.it.

Recensione OPUS 88 Demo - Recensione by Phormula

OPUS 88 DEMONSTRATOR - Recensione di Phormula

Opus 88 è una azienda con sede a Taiwan. Il fondatore, Michael Hsu, oltre a lavorare come fornitore di altre aziende, nel 1988 decise di avviare la commercializzazione di strumenti di scrittura con marchio proprio. Il che sembrerebbe non lasciare dubbi sul significato delle due cifre “88” nel nome dell’azienda. Oggi l’azienda produce penne stilografiche di design, caratterizzate dal caricamento a contagocce (“eyedropper” per gli appassionati), tra cui questa “Koloro Demo” con pennino medio, che è stata cortesemente messa a disposizione per la recensione da Marco Moricci della “Casa della Stilografica” di Firenze.


Estetica e design 10

Un capolavoro di design minimalista. Una di quelle penne che garantiscono soddisfazione solo a girarle e rigirarle in mano. Passerei ore svitare il cappuccio ed osservare il gran bel pennino, adeguato alle dimensioni della penna. Ammirare la precisione delle filettature che assicurano movimenti fluidi di tutte le parti.  Apprezzare l’alternarsi di finiture trasparenti e traslucide, di forme piene e vuote. E’ quasi un peccato rompere questa armonia di trasparenze riempiendo il serbatoio di inchiostro. Qualcuno dovrebbe inventare un inchiostro trasparente che diventa colorato a contatto con la carta, sarebbe ideale. Roba da feticisti, insomma. La “Koloro Demo” è completamente trasparente, tranne che per la clip, la guarnizione di tenuta del fusto, il pistone che serve ad assicurare la chiusura del serbatoio, l’alimentatore e, ovviamente, il pennino. La clip metallica di colore nero opaco termina con la punta a sfera per facilitare l’inserimento nel taschino. Il design minimalista si esprime ai massimi livelli nella totale assenza di elementi decorativi, tutti gli elementi sono funzionali. L’unica concessione al “superfluo” è il marchio “Opus 88” serigrafato a caratteri neri sul cappuccio, ma anche in questo caso la scelta del carattere si ispira al minimalismo. Il tappo con chiusura a vite richiede ben tre giri per essere svitato, il che dovrebbe essere una garanzia contro le aperture accidentali. Io sono un appassionato di penne “demonstrator” e quindi la “Koloro Demo” incontra perfettamente i miei gusti. Chi desiderasse una penna più tradizionale, può scegliere tra gli altri modelli della stessa serie o tra le altre penne della Opus 88. Viene venduta in una scatola di cartone con chiusura magnetica con controscatola in cartoncino bianco. All’interno un inserto sagomato trattiene la penna ed un contagocce rosa per il caricamento. E’ una confezione adeguata sia in termini di protezione che di immagine, senza essere troppo costosa. Infine un piccolo manuale in due lingue (inglese e taiwanese) fornisce le istruzioni per l’uso. La procedura di caricamento è descritta facendo ampio ricorso alle illustrazioni, per cui risulta comprensibile anche a chi non conosce la lingua inglese.


Realizzazione e qualità 10

La realizzazione è curata nei minimi dettagli, con precisione quasi maniacale. L’assenza di linee di stampaggio visibili fa pensare che sia realizzata partendo da barra piena, procedimento riservato alle penne di pregio. Gli accoppiamenti sono precisissimi e i movimenti estremamente fluidi. Le filettature sono sottili e prive di sbavature. Colpisce anche lo spessore della plastica del cappuccio e del cilindro, superiore alla media. Quasi impossibile trovare altrettanta cura nella realizzazione in questa fascia di prezzo. Avendo la penna in prova per un periodo limitato, non posso esprimermi sulla durata nel tempo. Tuttavia, l’unica parte che secondo me potrebbe essere problematica è l’o-ring che assicura la tenuta del fusto all’impugnatura, fondamentale per evitare perdite poiché il caricamento è a contagocce e soggetto a stress ogni volta che si carica la penna. E’ comunque un componente di facile sostituzione e gli o-rings di ricambio si trovano facilmente in rete e nei negozi di articoli in gomma (sono gli stessi utilizzati per assicurare la tenuta nei fondelli degli orologi.


Peso e dimensioni 9

La “Koloro” è una penna di dimensioni generose, sia nella lunghezza (con il cappuccio sfiora i 15 centimetri, 14,8 per la precisione) che nel diametro (15 mm per il fusto e 17 mm per il cappuccio). L’impugnatura è conica e va da 10 mm verso il pennino fino a 13 mm all’allacciatura con il fusto. Nella zona immediatamente sopra il pennino si allarga un po’, evitando lo scivolamento delle dita. Non passa inosservata, soprattutto se la si sceglie di colori vivaci. Aperta misura circa un centimetro meno. Il pennino è di dimensioni adeguate, la parte esposta misura circa 2,5 cm. Non è possibile usarla con il cappuccio calzato, perché il diametro interno del cappuccio è inferiore a quello del fondello. Con una carica completa di inchiostro pesa 30 grammi, dei quali 10 sono per il cappuccio e 20 per la penna. La realizzazione in plastica contiene il peso, ma fino ad un certo punto perché l’azienda non ha risparmiato sugli spessori. Nell’uso si rivela una penna molto ben bilanciata, anche per via del caricamento a contagocce. Molte penne a stantuffo, in particolare quelle di fascia alta, tendono ad essere sbilanciate verso il fondo per via del peso e dell’ingombro del meccanismo di caricamento.


Pennino e prestazioni 9

Sul pennino, niente da dire. In questa fascia di prezzo quello che ci si deve attendere come minimo è un buon pennino in acciaio. La “Koloro” ne monta uno di dimensioni generose, con incisi alcune decorazioni, il nome dell’azienda e la dimnensione. E’ un pennino rigido, come è normale oggi, del tutto privo di false partenze e salti di tratto. E’ caratterizzato da una scorrevolezza invidiabile, che non fa rimpiangere un pennino in oro 14K. A sorprendermi è stato il flusso, che definire abbondante è un eufemismo. Quando Marco della Casa della Stilografica mi ha offerto la penna per questa recensione, gli ho consigliato di mandarmela con un pennino medio, pensando di trovarmi di fronte un pennino di scuola giapponese. Invece il pennino medio della “Koloro” è confrontabile con il pennino medio di una Pelikan della serie “Souverän”. Un vero annaffiatoio. Caricata con il mio cavallo di battaglia, il Diamine “Presidential Blue”, è virtualmente inutilizzabile su carta scadente e anche le carte pensate per le penne stilografiche, come quelle Rhodia e Clairefontaine, richiedono una certa cautela. Non è tanto questione di larghezza del tratto, ma di quantità (copiosa) di inchiostro che il pennino lascia sulla carta. La penna ideale per vergare una firma su un documento e asciugarla passandoci sopra la carta assorbente, gesto che per un appassionato di penne stilografiche assume un significato quasi erotico. Non oso pensare come scriva con il pennino broad (le altre alternative sono il fine e lo stub da 1,5 mm). La penna riparte senza problemi quando viene lasciata senza cappuccio per una decina di minuti o nel portapenne per qualche giorno. Se l’alimentatore va a secco perché si è chiuso il serbatoio, sono sufficienti un paio di scossoni per ripristinare la scrittura. Uno dei vantaggi delle penne con caricamento a contagocce è la grande autonomia garantita dal fatto che si può utilizzare tutto il fusto come serbatoio. Infatti Il serbatoio della penna riempito al massimo contiene circa 3 ml di inchiostro (corrispondenti ad oltre quattro cartucce Pelikan corte), che garantiscono un buon numero di pagine di scrittura, nonostante il flusso abbondante significhi consumo elevato di inchiostro.


Caricamento e manutenzione 9

Un salto indietro nel tempo. Il caricamento a contagocce risale agli albori delle penne stilografiche. Ha dalla sua una grande autonomia, dal momento che sfrutta tutto lo spazio del fusto, dall’altra le penne con caricamento a contagocce tendono ad essere come le dive del cinema: tanto piene di fascino quanto capricciose. I problemi di questa tipologia di caricamento sono due: la costanza del flusso e la tendenza alle perdite. L’alimentatore di una penna stilografica sfrutta un equilibrio delicato tra capillarità e gravità, con l’obiettivo di mantenere costante la quantità di inchiostro che arriva al pennino, indipendentemente dal livello dell’inchiostro nel serbatoio o nella cartuccia. Non è un compito facile, infatti i moderni alimentatori sfruttano l’esperienza accumulata nel corso di oltre un secolo. Poiché le penne con caricamento a contagocce hanno un serbatoio molto capiente alle spalle dell’alimentatore, le variazioni di livello tendono ad influenzare l’equilibrio di funzionamento dell’alimentatore molto più che in una penna con il caricamento a cartucce o a stantuffo. Di conseguenza il tratto è più o meno abbondante a seconda della quantità di inchiostro presente nel serbatoio. Mi aspettavo che anche la “Koloro” fosse così, e invece il tratto ne risente in misura tutto sommato limitata. Inoltre il flusso si mantiene costante anche in sessioni di scrittura prolungate. Merito di un alimentatore ben progettato e di una valvola che permette di isolare l’alimentatore dal serbatoio. E qui veniamo al secondo problema, la tendenza alle perdite di inchiostro, ad esempio quando la penna subisce degli scossoni o delle variazioni di pressione. La valvola di chiusura ovvia a questo problema. Il fondello della “Koloro” può essere ruotato in maniera analoga a quella di una penna con caricamento a stantuffo. Anziché il meccanismo dello stantuffo, il fondello aziona una valvola che apre e chiude il collegamento tra il serbatoio e l’alimentatore. Nelle istruzioni è spiegato che il fondello va svitato leggermente quando si usa la penna, per consentire all’inchiostro di raggiungere l’alimentatore. Chiudendolo, il serbatoio viene isolato e si evita il rischio di trafilamenti accidentali. Il manuale di istruzioni consiglia di chiudere il fondello quando la penna non è in uso e svuotarla quando si viaggia in aereo. La filettatura sottile di questo comando permette un certo grado di regolazione dell’apertura del passaggio e quindi del flusso. Si riesce, entro certi limiti, a controllare la quantità di inchiostro che passa dal serbatoio all’alimentatore, anche se il flusso rimane inevitabilmente ed inesorabilmente copioso. Detto questo, il caricamento della penna con il contagocce in dotazione non comporta particolari problemi, è un’operazione semplice, basta stare attenti a non far colare l’inchiostro sulla filettatura. Se la si vuole ricaricare in viaggio, è sufficiente riempire di inchiostro un boccettino di vetro con il contagocce integrato nel tappo, come quelli venduti in farmacia. Per quanto riguarda la manutenzione, la casa consiglia di usare acqua tiepida per il lavaggio periodico. L’unico particolare che potrebbe essere soggetto ad usura è l’o-ring che assicura la tenuta tra il fusto e l’impugnatura e che viene stressato ogni volta che il fusto viene avvitato e svitato per la ricarica. Operazione che non è troppo frequente, data la grande capacità del serbatoio. In ogni caso l’o-ring può essere facilmente sostituito se si rompe o non assicura più la tenuta. Lo spessore elevato del fusto in corrispondenza della filettatura e la lunghezza di quest’ultima dovrebbero assicurare durata nel tempo e mettere al riparo da svitamenti accidentali. Il meccanismo del fondello può essere lubrificato periodicamente con il grasso siliconico per garantire la tenuta, anche se il manuale non fornisce indicazioni in tal senso. In conclusione, la reinterpretazione da parte di Opus 88 di questo sistema di caricamento, sul quale avevo qualche dubbio, mi ha convinto sia sul piano della funzionalità che su quello della qualità della realizzazione.


Qualità/Prezzo 10

E’ una penna di fascia media, costa circa 100 Euro. Sono soldi ben spesi, il pennino di acciaio è di ottima qualità, rigido ma scorrevole e privo di false partenze e salti di tratto. La “Koloro” è realizzata con cura impeccabile, da fare invidia a penne di costo notevolmente superiore. Lo spessore dei materiali, la precisione degli accoppiamenti, la morbidezza dei movimenti sono esenti da qualsiasi critica. Difficile fare di meglio allo stesso prezzo. Non ultimo, il caricamento a contagocce ha un fascino unico, rimanda alle penne di inizio secolo scorso. Non ci sono cartucce e converter che tengano.


Conclusioni 9

Il caricamento a contagocce è un salto nel passato, e il fatto che Opus 88 lo abbia saputo interpretare in chiave moderna eliminandone i difetti, integrandolo in una penna stilografica dalla splendida estetica minimalista e molto ben realizzata, rendono la “Koloro” un ottimo acquisto. Chi non ama le penne “demonstrator” potrà orientarsi su una delle tante varianti colorate o uno degli altri modelli della casa, che hanno in comune il caricamento a contagocce. Il flusso davvero abbondante, che comunque ha i suoi estimatori, rappresenta per me un problema, dal momento che ho una grafia minuta. Se dovessi prendere in considerazione l’acquisto, sceglierei un pennino fine, più adatto alle mie esigenze, come ho fatto con le mie Pelikan. Ciononostante è con un po’ di nostalgia che mi appresto a rimettere la penna nella sua scatola, dopo averla pulita a fondo (nessun problema di residui di inchiostro) per restituirla al negozio che cortesemente l’ha messa a disposizione. Vorrei passare ancora qualche minuto a rimirarla tra le mani, svitare il tappo e dare un’ultima occhiata al pennino.

Noi di Casa della Stilografica, ringraziamo infinitamente Phormula per l'interessante ed esaustiva recensione!!!