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Recensione Inchiostro Sailor Grenade di Phormula

Recensione Jentle Ink Grenade di Phormula

Sailor Jentle Ink - Grenade
Anzitutto, desidero ringraziare Marco de “La Casa della Stilografica”, che mi ha regalato un calamaio di questo inchiostro in cambio della recensione. Io sono un frequentatore assiduo del mondo dei blu-neri, non amo molto le tinte esotiche, per cui ho candidamente confessato a Marco che non sono tifoso del Torino e, pur apprezzando molto il pensiero, consideravo questo inchiostro interessante più o meno come la trama di un film porno. :shock: Ciononostante ho raccolto la sfida, e ho accettato di farne la recensione.

Premessa
Il produttore di questo inchiostro credo non abbia bisogno di presentazioni. Sailor è un noto ed apprezzato produttore giapponese di penne stilografiche. I pennini Sailor sono molto apprezzati dagli intenditori e considerati tra i migliori al mondo. L’azienda è stata fondata nel 1911 vicino ad Hiroshima. Inizialmente si occupava della produzione di munizioni per la marina, ma passò ben presto a quella di penne stilografiche, che continua ancora oggi.
Oltre alle penne, Sailor offre cartucce (in formato proprietario) e inchiostri. Per quanto riguarda questi ultimi la linea di prodotto chiamata “Jentle Inks” copre una decina di tonalità, la maggior parte delle quali sono nella zona del blu e del nero. Nel campo dei rossi è presente solamente questo “Grenade”, che si potrebbe tradurre come “Granata”, come la maglia del Torino calcio, per capirci, o forse anche come Bordeaux, in riferimento al noto vino. Si tratta di un inchiostro di fascia medio-alta, il prezzo di vendita del calamaio da 50 ml è di circa 15 Euro, a seconda di dove lo si acquista. Il prezzo al millilitro (30 centesimi) è circa il triplo rispetto a quelli più economici e la metà rispetto agli inchiostri “top”, come i Pilot Iroshizuku. Indicativamente, per le mie abitudini di scrittura, il costo è circa 2 centesimi per pagina A4 (fronte/retro).
Sailor chiama i suoi inchiostri “Jentle”, che letteralmente significa “gentile”. Certo che chiamare un inchiostro “gentile granata”, se uno invece che al colore pensa alle granate, quelle che si sparano con i mortai, sembrerebbe leggermente fuori luogo. Che sia un richiamo alle origini dell’azienda come produttore di munizioni? Più razionalmente il termine vuole evidenziare le caratteristiche dell’inchiostro, in particolare il flusso e le sfumature. Ma andiamo per ordine.

Presentazione
L’unità di vendita è una scatola di cartone blu, con le scritte prevalentemente in giapponese. Comprese le istruzioni per utilizzare il calamaio. Quest’ultimo è un barattolo di vetro a sezione rotonda da 50 ml che, se non fosse per il colore del contenuto, sembra quello di una crema. Il calamaio è chiuso da un coperchio in plastica nera. Il colore è indicato dall’etichetta. Se da una parte la larghezza dell’imboccatura risolve i problemi di “centraggio”, anche con penne oversize e la tremarella del principiante, dall’altra un calamaio del genere (basso e largo) sembrerebbe essere quanto di più irrazionale ci possa essere per consentire l’utilizzo dell’inchiostro fino all’ultima goccia. E invece non è così, perché Sailor ha previsto un inserto conico di plastica, simile a quello che si trova nei calamai TWSBI. Come illustrato sul retro della scatola, il calamaio va capovolto prima dell’uso, per riempire l’inserto di inchiostro. Poi si effettua normalmente l’operazione di caricamento dello stantuffo o del converter, pescando appunto l’inchiostro contenuto nell’inserto. In questo modo è possibile utilizzare il contenuto fin quasi alla fine, senza le complicazioni di altri calamai, che obbligano a raggiungere gli angoli. Inoltre se ne apprezza l’imboccatura larga, che riduce il rischio di sporcarsi le dita e permette di caricare senza problemi anche le penne oversize. Proprio per questa sua caratteristica, consiglio di non buttarlo dopo avere consumato l’inchiostro, ma di “riciclarlo” per sfruttare a fondo inchiostri venduti in calamai meno “razionali”, come i Diamine. Insomma un insieme dall’aspetto semplice ma non economico e progettato con molta razionalità. Il colore indicato sul calamaio, almeno in quello in mio possesso, è abbastanza indicativo del colore reale dell’inchiostro sulla carta.

Prestazioni
Non essendo utilizzatore di queste tonalità di inchiostro, non ho inchiostri di colore simile da usare come riferimento. In questa recensione mi limiterò quindi a prendere in esame gli aspetti più “tecnici”, mettendo da parte. Come riferimento ho utilizzato due penne, una Pelikan M205 e una Worther Profil, entrambe con pennino medio.

Flusso
E’ un inchiostro molto fluido. Non siamo a livelli da idrante esploso del Pelikan Edelstein Tanzanite, ma sicuramente al di sopra della media. Un inchiostro di questo tipo può essere un vero toccasana, come le pastiglie all’eucalipto, per le penne con il flusso ridotto. Non a caso la mia collega, a cui ho a mia volta regalato la boccetta di inchiostro, lo usa nella Worther. Questa penna ha sempre avuto problemi di flusso incostante e difficoltà di ripartenza, che il Sailor ha risolto quasi del tutto. Ho usato appunto questa penna per scrivere la pagina di prova, su carta Ruggeri da 115 g/m^2. Nonostante il flusso magro, la penna mette sulla carta una quantità più che dignitosa di inchiostro. Se poi si passa ad una penna dal flusso abbondante, come la Pelikan M200, la quantità di inchiostro messa sulla carta diventa copiosa, con i pro e i contro che ne derivano. Ho il sospetto che, essendo di produzione giapponese, questo inchiostro sia pensato per essere usato con pennini fini ed ultrafini. Date queste caratteristiche, non mi aspetto problemi di salti di tratto o mancate ripartenze. La mia collega, che, come ho già detto, è l’utilizzatrice di questo calamaio, mi conferma che la sua Worther riparte senza problemi anche dopo qualche giorno di inutilizzo, cosa che non succedeva con il precedente inchiostro (Pelikan rosso in cartucce).

Aspetto cromatico
La prima cosa da fare è mettersi d’accordo sul concetto di colore “granata”. E’ un rosso molto scuro, sorta di incrocio tra il porpora ed il marrone. Non è un colore da tutti, ma di questo parleremo in seguito. Non avendo un riferimento, non mi sento in grado di dire se il colore corrisponda veramente al nome. Nonostante il buon flusso, l’effetto pennarello, cioè il rischio che il tratto diventi uniforme come quello di un pennarello è scongiurato. L’inchiostro presenta una buona saturazione e una differenza abbastanza marcata tra le zone più dense e quelle meno dense, dove si nota maggiormente la componente rossa. Questo anche quando lo si usa con una penna dal flusso abbondante, come la Pelikan. Onore al merito a Sailor per avere realizzato un inchiostro che media queste due caratteristiche, spesso tra loro inconciliabili. Una leggera diluizione con acqua mette in luce la componente purpurea dell’inchiostro, che diventa prevalente su quella marrone. Se dovessi dare un suggerimento, questo è un inchiostro particolarmente adatto ai pennini sottili oppure agli italici, che ne esaltano le sfumature.

Feathering/Bleed Through
Nella media. Ho provato a scrivere con questo inchiostro su carta di vario tipo. Se escludo quella più scadente, che dà problemi anche con il classico Pelikan 4001 Royal Blue in cartucce, direi che è una problematica che si riesce a tenere abbastanza sotto controllo, a meno di non usarlo con penne dal flusso molto abbondante. Basta stare alla larga dalla carta scadente.

Asciugatura/Resistenza all’acqua
E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferro gallico) e non viene dato come permanente. A dispetto del flusso abbondante, asciuga abbastanza in fretta. Sulla carta Favini usata per fare la prova il tratto era “fuori pericolo” dopo poco più di 5 secondi. Sulla carta lucida Clairefontaine ci vogliono almeno 3 secondi in più. Una volta asciutto è piacevolmente resistente all’umidità delle dita, si possono girare le pagine toccando la parte scritta con i polpastrelli senza paura di rovinare il testo. Passando alla resistenza al lavaggio vera e propria, non essendo un inchiostro permanente, l’acqua riesce a fare abbastanza danni, il testo rimane comunque leggibile, seppure con qualche difficoltà. E’ più resistente della media degli inchiostri cosiddetti “non permanenti”. E’ interessante osservare come l’acqua ne metta in risalto la componente porpora. Per concludere, non ho avuto particolari problemi a de-inchiostrare la mia Pelikan al termine della prova, anche se devo sottolineare il fatto che è rimasta inchiostrata per una settimana. Non sono in grado di dire se inchiostrature prolungate possano lasciare segni permanenti o meno.



Zoom in (real dimensions: 525 x 604)



Utilizzo consigliato
Lasciando da parte gli aspetti tecnici, è un inchiostro dall’aspetto un po’ particolare. Non è né un rosso né un marrone. La mia collega usa questo inchiostro con grande soddisfazione per evidenziare il testo sulle fotocopie, e questo potrebbe essere un possibile utilizzo. Ma andiamo con ordine.
Ambienti di lavoro. Mmmmm, molti, ma molti “m”. Sicuramente non è utlizzabile nelle comunicazioni ufficiali, che sono per forza di cose riservate a colori classici tra il nero e il blu, con l’unica eccezione dei verdi molto scuri. Io non lo vedrei bene nemmeno in quelle informali, per via della tonalità rossastra, che potrebbe non essere gradita all’interlocutore. Per queste ultime, volendo proprio deviare dal classico, resterei su verdi, blu chiari e marroni. In ambiente professionale, relegherei questo inchiostro alla revisione di documenti e alle note strettamente ad uso personale proprio. Nella revisione di bozze è una buona alternativa al classico rosso, perché sull’originale risalta molto bene rispetto al nero del testo, mentre in una eventuale fotocopia mantiene una leggibilità superiore a quella del classico rosso. Utilizzandolo in una penna dal flusso medio o medio-basso con il pennino fine, non ci sono problemi a meno che la carta non sia particolarmente sottile o scadenti.
Studenti. Di sicuro non va bene per farci il compito in classe o l’esame universitario. Oltre a complicare la vita per l’insegnante che lo deve correggere con la penna rossa, non tutti potrebbero apprezzarne la tonalità particolare. Per lo stesso motivo evidenziato più su, va benissimo per note a margine e sottolineature sui testi o sui propri appunti. Non lo userei per gli appunti. Non perché non vada bene tecnicamente, ma perché ho trovato pagine intere scritte con questo inchiostro difficili da leggere, dopo un po’ tende a stancare la vista e ridurre la concentrazione. Potrebbe essere una mia sensazione personale, ma, dovendomi nello studio concentrare sul testo, preferisco avere un testo di colore scuro (blu, blu-nero o nero) da evidenziare, annotare e sottolineare laddove serve con colori più vivaci che non il contrario. A parte questo, sempre che il flusso della penna non sia abbondante, non ci sono particolari problemi.
Personale. Qui il gioco si fa duro. Ti deve piacere e devi essere sicuro che piaccia altrettanto a chi lo legge. Più ci si allontana dal classico (inteso come tonalità di colore), più la presentazione del testo prende il sopravvento sul contenuto. Bisogna mettere in conto il lato emozionale di chi legge. La stessa tonalità di colore suscita emozioni (e reazioni) diverse in persone diverse. C’è il rischio che il modo in cui il messaggio viene presentato ne snaturi il contenuto.

Conclusioni
Difficili da trarsi. Bisogna provare a tracciarci qualche riga e scriverci qualche parola. Se è una tonalità che si apprezza, allora non ci sono particolari limiti all’uso personale proprio. Quando viene usato in relazione con l’esterno, bisogna invece prestare attenzione all’ambiente in cui lo si usa ed alla possibile reazione dell’interlocutore. E’ invece un colore fantastico per la revisione di bozze e documenti in genere e per le annotazioni a margine di testi. Operazioni che si tendono a fare con penne dal pennino fine.
Le prestazioni ci sono, Achtung! alle carte scadenti, soprattutto con penne dal flusso abbondante, ma in una penna dal flusso medio o medio basso non dà grossi problemi sulla maggior parte delle carte. E’un inchiostro molto equilibrato, che ripaga con splendide sfumature e una resistenza all’acqua che non lo rende indelebile, ma è certamente superiore alla media.
Il limite, se mai, è dato dal costo. A 30 centesimi al millilitro non è certo un inchiostro da scialacquare. Se uno ha bisogno di un cavallo da battaglia, ci sono inchiostri economici che vanno ragionevolmente bene. A meno di non dover rivitalizzare una penna dal flusso magro o essersi innamorati perdutamente di questa tonalità. Ma da questo punto di vista penso che sia proprio la tonalità a rendere il prezzo sopportabile. Non è certo l’inchiostro che uno utilizza per scrivere decine e decine di pagine al giorno. A quel punto, complice anche la penna con il pennino fine, che macina più metri di inchiostro con un millilitro, la durata del calamaio si allunga nel tempo, l’esborso per il calamaio di rimpiazzo si sposta nel futuro e 0,25 Euro a millilitro diventano una spesa sopportabile. Non è per tutti, insomma. La mia collega, che reclama indietro la sua Worther Profil, ne è entusiasta.

Rinnovo i ringraziamenti a Marco de “La Casa della Stilografica”, per avermi messo a disposizione questo inchiostro.