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L'esordiente innamorato di Mario Ajazzi Mancini

E' con immenso piacere che pubblico questo speciale approfondimento in quanto il nostro caro amico Mario Ajazzi Mancini, nonchè fedelissimo cliente, ha scritto un romanzo citando la Casa della Stilografica!

Chi è Mario Ajazzi Mancini?
Psicanalista a Firenze, dove svolge attività clinica e didattica come docente presso la Società di Psicoterapia Comparata. Si occupa di psicanalisi e poesia, teoria e pratica della traduzione, con particolare riguardo all’opera di Freud e alla poesia di lingua tedesca. Ha curato e tradotto Il verbario dell’uomo dei lupi di Abraham e Török (Liguori), l’edizione bilingue dei casi clinici di Freud Il Piccolo Hans e L’Uomo dei lupi (Feltrinelli), I Sonetti a Orfeo e Orfeo. Euridice. Hermes di Rilke (Newton & Compton e Press & Archeos), Josefine la cantante, ovvero il popolo dei topi di Kafka (ZonaFranca), L’ultimo a parlare di Blanchot (Orthotes). È autore dei volumi Tra Jung e Freud. Psicanalisi letteratura e fantasia (Le Lettere), A nord del
futuro (Clinamen) e L’eternità invecchia (Orthotes), dedicati a Freud e alla poesia di Paul Celan. È socio fondatore di Kantoratelier – arte psiche musica teatro e organizzatore di “Skia – la scrittura del fantasma (summer school di esteticae psicanalisi”).

L’esordiente innamorato
Sinossi

Thomas Argenti, uno scrittore anziano e senza opera. I suoi cassetti sono quelli di un esordiente, colmi di racconti, memorie, poesie; ma ha pubblicato soltanto un romanzo in vita sua, di genere avventuroso. Trascorre le giornate del proprio autunno discorrendo con un giovane studioso sulla pratica della scrittura, sul mistero della lingua, sulla poesia e la letteratura. In queste brevi escursioni cerca di tracciare la “mappa del tesoro” di quello che ha vissuto, perduto e immaginato, alla ricerca di un senso remoto, di una felicità che sente prossima e immediata, eppure sempre in fuga.

Inizia così una ricognizione dei luoghi, visitati e fantasticati, attraverso i tempi di una vita e delle amicizie che l’hanno scandita e accompagnata. Ma la cronologia è fallace, come la memoria puntigliosa dello scrittore. I tempi, i paesi si confondono e sovrappongono, in continuo presente. Ovunque è qui e ora. E la via del ricordo è sbarrata.

Thomas ricorre allora alle figure dell’amore. Scandisce come una litania tutti nomi delle sue amanti. Fino all’ingresso di una basca Basca, che sembra arrestare la catena e, rimanendo innominata, consegna la propria lingua “dolce e sconosciuta” come una formula magica, l’abracadabra, per accedere al premio. Irpurdian. È un appello erotico e affettivo. Un segnale, un cenno, che però resta incomprensibile e ingarbuglia la mappa. Questa non è che una cifratura, uno scarabocchio del destino, in attesa della grazia della decifrazione. Forse da Maria, la donna che Thomas ha sposato. Una celebre cantante. La sua voce tradurrà infine l’arzigogolo, mostrando tanto il percorso quanto la Cosa stessa del tesoro. L’amore barbaro, che non sa e non può parlare, la cui esperienza acustica un po’ di musica, un pestar di piedi, un canto a bocca chiusa – ha la figura furtiva e infantile della totale inesperienza di un “primo amore” – dono del segreto che suggella tutte le vite. Di amanti e innamorati …

“Si dice che ogni scrittore desideri essere trattato come un personaggio da romanzo. Il mio è quello della totale incompetenza nelle vicende dell’amore. Gli dei mi hanno concesso questa grazia. E per questo sono perennemente innamorato. Esordiente, di sicuro, ma innamorato”.

Di seguito la parte dove viene citata la Casa della Stilografca:



La copertina del libro: