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KWZ - Inchiostri

KWZ Inks

La grande Polonia della scienza si pone al servizio della scrittura di alta qualità con una serie di inchiostri di caratteristiche superiori nella composizione e nella purezza degli ingredienti. L’inchiostro KWZ nasce infatti a Varsavia, presso il laboratorio chimico del Professor Konrad Žurawski e di sua moglie Agnieszka.
Quella stessa Varsavia, dove nel 1867 nasceva la indimenticabile Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie (insignita prima del premio Nobel per la fisica nel 1903 e poi di un secondo Nobel per la chimica nel 1911, per la scoperta del radio e del polonio) è oggi la patria di uno dei più straordinari ritrovati per la scrittura.

Il Cavuzed (così suona il nome KWZ pronunciato correttamente in lingua polacca) prende le mosse nel 2012 quando la passione per la stilografica del giovane chimico Žurawski, lo spinge a mettersi pazientemente alla ricerca di una formulazione personale dell’inchiostro da utilizzare nelle sue penne.
E’ qui che egli compie una serie di esperienze con nuove formulazioni di inchiostro. Da allora, la collezione di inchiostri KWZ, sia standard, sia resistenti all’acqua, sia ferrogallici, si è costantemente ampliata e si allarga di mese in mese con l’aggiunta di nuove formulazioni e di nuovi colori.
La produzione è tuttora soggetta a un altissimo livello di manualità, pur procedendo secondo i più rigorosi protocolli chimici cui il giovane Professor Žurawski è legato per formazione scientifica e vocazione professionale.

Inchiostro Ferrogallico e penna stilografica

Il Ferro-Gallico, sostanzialmente è stato l’inchiostro di riferimento dal medioevo sino al 1950 e, se di buona qualità, ha considerevoli doti di durata, resistenza e colorazione.
La reazione chimica tra tannino e sali di ferro era nota sino dall’antichità. Caio Plinio il Vecchio (23/79 d.C.) descrive un esperimento nel quale bagna con una soluzione di sali di ferro un papiro precedentemente impregnato di una soluzione di tannini, con il risultato di ottenere l’immediato annerimento del papiro, originariamente color crema.
Soltanto alcuni secoli dopo Marziano Capella (V secolo) fornisce una formula per la preparazione di un inchiostro, che egli chiama “gallarum gummeosque commixtio”. L’epoca della transizione tra il cosiddetto inchiostro di China e l’inchiostro ferro-gallico è imprecisabile, ma l’aumentata richiesta di inchiostri e la possibilità di produrlo facilmente resero quest’ultimo di uso comune già nel medioevo. Molti manuali di vita domestica indicano tra i compiti delle donne
anche quello relativo alla produzione dell’inchiostro. Le formule venivano passate da una generazione a quella successiva ed anche questo aspetto della questione rende sovente problematico intervenire sui documenti ai fini del restauro e della conservazione, nei casi in cui lo stesso documento presenti delle problematiche legate all’inchiostro.
L’inchiostro ferro-gallico era ancora ufficialmente utilizzato dal Governo Tedesco sino al 1973.
La sua formula base era composta da quattro sostanze: galle di varie piante (galle di quercia, galle di Aleppo, Cinesi, Giapponesi, ghiande, etc. etc.) vetriolo (o solfato di ferro), resina o gomma arabica (ottenuta dalla pianta dell’acacia e che costituisce il “legante” tra carta ed inchiostro) e acqua. Varie sostanze possono essere usate (e sono state usate) per modificare le caratteristiche finali dell’inchiostro, aumentando o diminuendo la quantità di acido gallico che si ottiene con la prima bollitura delle
galle. Usando birra o vino per modificare tempi e caratteristiche della fermentazione che trasformerà l’acido gallo-tannico in acido gallico. Utilizzando aceto o altri acidi si rallenta una troppo anticipata precipitazione del preparato.
Utilizzando zucchero , miele o resine si aumenta la brillantezza dell’inchiostro e si rallenta l’asciugatura.
In seguito alla sua solubilità quest’inchiostro penetrava profondamente nella carta, rendendolo quasi indelebile.
Una curiosa caratteristica delle preparazioni originali, appena fatte, è la loro particolare e chiarissima colorazione al momento dell’uso.
Appena applicato l’inchiostro è quasi illeggibile e comincia a scurirsi dopo un paio di secondi, con l’esposizione all’ossigeno atmosferico. Questo costringeva a preparare l’inchiostro con certo anticipo al fine di produrre in esso un parziale annerimento
e permettere di leggere agevolmente quanto appena scritto.
D’altra parte non era possibile aspettare troppo ad usarlo, perché l’ossidazione causava dei precipitati che riducevano la qualità dell’inchiostro. A volte, per ridurre i “precipitati”, venivano aggiunti pigmenti colorati (rossi, blu, anilina, etc.) ed acidi diversi (aceto, acido solforico, ecc).
Al fine di proteggere l’inchiostro ferrogallico dal gelo e dal freddo, era usuale aggiungere il brandy (quindi preparazioni alcoliche) come additivo.
La formulazione del Ferro-gallico KWZ prevede un assoluto bilanciamento dei componenti chimici. Pertanto l’inchiostro Ferro-gallico KWZ è ricco di tutte le caratteristiche tipiche di questo inchiostro (in particolare la sua azione permanente sulla carta e la leggibilità persistente nel tempo), ma al tempo stesso è pienamente compatibile con il suo uso nelle stilografiche ed in contatto con le loro delicate componenti metalliche, in special modo il pennino.