DIAMINE FLORIDA BLUE - Recensione di Fenice & Fenomeno
Recensione inchiostro DIAMINE FLORIDA BLUE
Premessa
Quando ci si avvicina al mondo delle stilografiche, in età scolare, il sistema di caricamento più pratico è senz’ombra di dubbio la cartuccia. Pelikan ha sempre fatto la parte del leone, soprattutto per la facilità di reperimento di tale brand che ha avuto una diffusione tale che persino le cartoleria di campagna hanno nel cassetto le cartucce tedesche. Tuttavia, nel panorama attuale, si sta facendo largo il nome DIAMINE, un’azienda nata nel 1864 e che oggi, con una varietà di inchiostri che supera le 100 tonalità, sta rosicchiando una bella fetta di mercato alla concorrente tedesca. Le varianti cromatiche devono essere state pensate da una donna - essere complicato per eccellenza - in quanto una mente maschile non arriva a cogliere la differenza tra “arancione” e “color melone”, “viola” e “malva”.
Ma come si compone la produzione Diamine?
CARTUCCE: in scatolette piuttosto modeste, contenenti dalle 6 alle 18 cartucce con attacco standard (significa che hanno lo stesso attacco delle cartucce Pelikan); CALAMAIO: boccette in plastica per i 30 ml. e boccette in vetro per gli 80 ml. I costi sono abbastanza contenuti: - scatola di 6 cartucce: circa € 2,50; - scatola di 18 cartucce: circa € 8,00; - calamaio da 30 ml.: € circa 4,00; - calamaio da 80 ml.: circa € 9,00. Difficilmente si può reperire tale marca dal cartolaio vicino alla scuola, tuttavia il web aiuta molto nell’individuare i negozi fisici e virtuali dove potersi rifornire.
Presentazione
Il Florida Blue è, come dice il nome, una tonalità di blue leggermente azzurrato e, fortunatamente, per nulla tendente al turchese. Si tratta di una tonalità piuttosto sobria e, di fronte al docente più rognoso e formale, lo si può tranquillamente spacciare per “blue chiaro”. L’aspetto cromatico è vivace e brillante, tuttavia non ha un impatto negativo sulla vista ed è idoneo a lunghe sessioni di scrittura. Lo consiglio su penne con tratto corposo (come sono quelle europee) ovvero con pennino medio per quanto attiene il mondo nipponico al solo fine di apprezzarne la reale portata cromatica. Nel mondo dei “recensori” esistono parametri ben precisi per l’analisi degli inchiostri. A mio avviso, alcuni parametri, non hanno un senso e sono influenzati da altre esterne variabili. Nel prosieguo la mia affermazione vi sarà più chiara, ma andiamo con ordine:
1) SATURAZIONE: purezza e intensità del colore Il Florida Blue della Diamine presenta una tinta molto satura, il colore è vivace e brillante (quindi perfetto per dare una “botta di vita” al grigissimo ambiente scolastico!). In una scala da 1 a 10 lo collocherei in una posizione medio-alta (7 ½ ), atteso che il massimo della brillantezza la si rinviene in alcuni inchiostri Iroshizuku (Pilot).
2) SHADING: variazioni di tratto, ossia se in fase di scrittura si possono apprezzare variazioni cromatiche, se il tratto vira da toni più chiari a tonalità più scure Questo è il primo elemento che risente di una variabile non di poco conto: la penna / il pennino. Quali sono le variabili, esattamente? - la gradazione del pennino (fine / medio / broad) - la rigidità del pennino (flessibile / rigido) - il tipo di penna (vintage / moderna) - flusso della penna (molto contenuto come Sailor o modello idrante come Pelikan).
1) con un pennino fine avremo tratto uniforme e costante, con un pennino medio avremo un tratto in cui è possibile intravedere discrete variazioni cromatiche dell’inchiostro, con un pennino broad avremo uno shading maggiore perché l’inchiostro si esprimerà in un tratto più ampio;
2) con una penna moderna con pennino rigido avremo poca variazione cromatica, la rigidità del pennino tende a mantenere un tratto uniforme, quasi “piatto”, con una penna vintage, con pennino flessibile avremo il massimo dello shading determinato dalla variazione di tratto;
3) con una penna con flusso abbondante (tipo Pelikan M400), maggior flusso vuol dire più inchiostro sulla carta, quindi più concentrazione di colore, con una penna con flusso controllato / contenuto (tipo Sailor) vale quanto detto per i pennini fini: tratto uniforme, piatto, shading pari a zero! 3) TEMPO DI ASCIUGATURA: Dipende dalla carta utilizzata! Se si scrive su fogli particolarmente “assorbenti” o porosi, l’asciugatura è immediata, se la superficie di scrittura è vellutata ossia liscia come lo è la carta di massima qualità, i tempi saranno inevitabilmente più lunghi. Su carta da 80 mg., abbastanza liscia (quaderni Carrefour) il tempo di asciugatura è di 8 secondi.
4) CAPACITA’ COPRENTE: ossia se scarabocchiando si riesce a coprire e rendere illeggibile lo scritto sottostante. Buona capacità coprente, nonostante il colore abbia una tonalità chiara.
5) FEATHERING: ossia lo spiumaggio, cioè se l’inchiostro tende ad espandersi sul foglio restituendo un tratto più spesso, meno delineato e definito. Anche un bambino riuscirebbe a capire che qualsiasi inchiostro presenta feathering se la superficie di scrittura è la carta igienica! I quaderni scolastici moderni concentrano il marketing su una copertina attraente, risparmiando sulla grammatura dei fogli e sulla qualità della carta. Recentemente ho scoperto (per la gioia di tutti i genitori che hanno figli in età scolare) che i quaderni marchiati “Carrefour” (€ 0,99 cad.) sono di ottima qualità e non si rinviene alcuno piumaggio durante la scrittura. Ho citato i quaderni di un supermercato perché presentare un test di scrittura su carta di pregio (Rhodia, Clairfontaine, Oxford ecc.) avrebbe comportato inevitabilmente un “falso test”: elevata qualità significa necessariamente ottenere la massima resa da una penna e da un inchiostro!
Per parafrasare una nota pubblicità … “non mi piace vincere facile” ed è il motivo per cui siamo gli unici a testare lo spiumaggio di una penna su carta igienica.
6) FLUSSO: Non si tratta di un inchiostro che presenta lubrificazione (come Aurora o Iroshizuku di Pilot) pertanto eventuali imperfezioni della penna (poca scorrevolezza del pennino) si percepiscono immediatamente. E’ un inchiostro che non presenta problematiche di sorta: - non intasa le penne (che possono essere lavate semplicemente con acqua) - non lascia depositi sulle pareti del converter! E’ innocuo ed il flusso è adeguato. La sua utilizzabilità è vastissima - ovviamente con rese cromatiche diverse -: dalle penne con flusso controllato a quelle “incontinenti”. L’assenza di lubrificazione è tutt’altro che negativa, soprattutto se si considera il contesto di utilizzo ed alcune variabili: maggiore lubrificazione significa qualche secondo in più per l’asciugatura e l’incapacità di mantenere la nitidezza del tratto su correttore a nastro. Viene da sé che in un ambito scolastico la lubrificazione è un elemento penalizzante.
7) BLEED TROUGH: ossia se l’inchiostro presenta un flusso tale da rendere inutilizzabile la facciata “retro” del foglio. Questo è un parametro che per me non ha senso! Siamo sempre di fronte alle variabili di cui parlavamo prima: - qualità della carta - flusso della penna. Qualsiasi inchiostro “passa dall’altra parte” se la mia superficie di scrittura è la carta igienica! Nessun inchiostro rende inutilizzabile il retro del foglio se la grammatura è superiore a 80 mg.! Quindi? Torniamo all’utilizzo standard, con i quaderni scolastici con grammatura 80 mg.: consente la scrittura in fronte-retro ed il tipo di carta non altera la saturazione dell’inchiostro. Ho avuto modo di testare il Florida Blue su varie superfici e la peggiore in assoluto si è rivelata la carta denominata “I lussuosi Pigna” (grammatura non indicata sul quaderno utilizzato), quaderni scolastici presenti nella maggior parte dei supermercati: il Florida Blue si è trasformato nello “slavato” Royal Blue Pelikan. Con i quaderni “Carrefour” (carta liscia, grammatura 80 mg.) o su carta di pregio (vds. le marche già citate): - mantiene il colore originale, brillante e vivace - assenza di “trapasso” - assenza (si ribadisce) di spiumaggio. Ora si comprende come non abbia davvero senso parlare di “parametri” per valutare gli inchiostri in quanto le variabili risultano molteplici.
8) RESISTENZA ALL’ACQUA: Decisamente no. Come detto in precedenza: - dalle mani viene via con acqua e sapone - dalla penna / dal converter si toglie con acqua e non lascia residui o depositi di sorta.
9) RESISTENZA ALLA LUCE: I miei scritti di 7 anni fa sono ancora leggibili e posso tutt’ora ammirare lo shading. Quindi, sì. Buona resistenza nel tempo.
10) PH = 4,66 Tende quindi all’acido e non al basico. Ma cosa vuol dire? A che serve capire se il PH è acido o basico? Per capirci qualcosa mi è venuto in soccorso il forum pennamania.it “uno dei requisiti fondamentali che deve obbligatoriamente avere un vero inchiostro di qualità è un pH neutro o che si discosti il meno possibile da questo valore. Per neutro si intende un pH con valore 7 e il range ammesso per un inchiostro di qualità va da un pH di 6,5 (debolmente acido) a un pH di 7,5 (debolmente basico)”. http://www.pennamania.it/forum/index.php?topic=5781.0;wap
La domanda sorge spontanea: “Ma allora un ph tendenzialmente acido o addirittura acido come il Blue Omas mi danneggia (corrode) il pennino?” La risposta è no perché i pennini in acciaio sono inossidabili e non sono soggetti a danneggiamenti da parte di questo tipo di inchiostri. “Che utilità può avere un inchiostro acido?” Paradossalmente è una forma di “protezione” dell’inchiostro stesso che diventa meno soggetto alla formazione di muffe / all’attacco di batteri, senza dover ricorrere a sostanze chimiche per scongiurare questo tipo di “pericolo”. Contesto di utilizzo: L’unico neo per il contesto scolastico è la non resistenza all’acqua. Non sto pensando al “lancio del quaderno” nella tazza del w.c. (non fate quella faccia, a scuola non avete idea di cosa succede, è una trincea!) bensì all’umidità in caso di pioggia. Uno zaino non perfettamente chiuso o non impermeabile potrebbe compromettere mesi di appunti. Al di là di ciò non vedo problemi ad un utilizzo in ambito scolastico, dalle elementari fino all’Università. Si tratta pur sempre di un blue chiaro (leggermente azzurrato però sembre blue è, non si scrive “sfacciatamente” con un turchese, pertanto possa inosservato a docenti “rognosi”, particolarmente rigidi e formali). In un contesto lavorativo lo vedo un po’ troppo audace, specialmente se l’ambito è serio, improntato ad un rigore formale che contraddistingue alcune categorie professionali.