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Calamai da viaggio.... Pineider vs Visconti by Phormula

Pineider Pen Filler… alternativa al calamaio Visconti?

Inutile nasconderlo, il caricamento a cartucce non è mai entrato nelle corde del vero “connoisseur” di penne stilografiche. Uso il termine francese perché intraducibile. La traduzione letterale: “intenditore” non ne rende appieno il significato, che vuol dire si esperto, ma con una sottile vena di aristocrazia, forse “nobile conoscitore” rende meglio l’idea. E’ innegabile che le cartucce abbiano portato la penna stilografica ad un livello di praticità indispensabile nell’uso quotidiano, in particolare quello scolastico, ma a prezzo di una diminuzione della poesia legata all’uso di questo strumento di scrittura unico. Come per la messa in moto delle automobili, il motorino di avviamento ha risolto tanti problemi, ma la manovella era tutta un’altra cosa.

Ricaricare una penna con il caricamento a stantuffo in qualsiasi momento, in modo pulito e senza portarsi dietro un calamaio di vetro, con il rischio che perda o si rompa e che 50 ml di inchiostro tinteggino l’interno della borsa, è stato il sogno inconfessabile di tanti “connoisseurs” di penne stilografiche. Oltre a tante soluzioni artigianali più o meno estemporanee, di cui è pieno il web, da tempo esistono i calamai da viaggio, ovvero calamai di capacità limitata, sufficiente per alcune ricariche, pensati per essere riempiti con il proprio inchiostro preferito e portati in giro assieme alla propria penna (preferita). Se in passato questa categoria era abbastanza popolata, con l’avvento delle penne biro da una parte e delle penne stilografiche a cartuccia dall’altra, la domanda è andata scemando e con essa l’interesse delle aziende. Oggi sul mercato non ne sono rimasti molti, scomparsi insieme ai calamai di cristallo, che una volta facevano bella mostra sugli scrittoi. Sostituiti dal pacchetto di cartucce nel primo cassetto.

Qualche anno fa mi venne chiesto di recensire uno di questi calamai da viaggio, prodotto da Visconti. Ricordo che lo feci non senza qualche patema, perché l’idea di infilare la penna nel calamaio e capovolgere il tutto per riempirla mi preoccupava non poco. Già mi immaginavo la sensazione dell’inchiostro che colava lungo il polso dentro la camicia, con conseguente tatuaggio non richiesto sulla pelle e ire di mamme e mogli per la camicia rovinata. Eppure l’idea è geniale, perché caricare una penna a stantuffo o a siringa rovesciata tenendola capovolta permette di sfruttare la gravità a proprio vantaggio, riempiendo completamente il serbatoio, senza che rimangano bolle d’aria. Per contro il problema è assicurare la tenuta perfetta tra la penna e il calamaio, onde evitare che durante il capovolgimento e la manovra di ricarica l’inchiostro trafili, colando lungo la penna e da qui sul polso, in una scena da film dell’orrore, soprattutto quando l’inchiostro è di un bel rosso sangue. Nel calamaio Visconti la tenuta è assicurata da un anello in gomma di forma troncoconica, contro il quale la penna va premuta fino a quando si sente una certa resistenza, in modo da garantire la tenuta prima di capovolgere il tutto e procedere al caricamento. E posso assicurare che il tarlo mentale di non averla infilata bene rimane fin tanto che l’operazione non è andata a buon fine.

Vinte le ritrosie iniziali, fatte le prime prove e verificata la genialità e la funzionalità di questo piccolo calamaio, ho iniziato ad usare il calamaio da viaggio Visconti per ricaricare tutte le mie penne. Al di là dell’evidente comodità nell’uso itinerante, la praticità e la possibilità di riempire completamente il serbatoio sono innegabili. In particolare nelle penne con caricamento a converter, che soffrono intrinsecamente di capacità limitata del serbatoio (confrontabile con quella di una cartuccia corta, a volte anche inferiore) e nelle quali una bolla d’aria può ridurre notevolmente l’autonomia ed essere difficilissima da eliminare durante il caricamento. Nel corso degli anni ne ho comprato più d’uno, arrivando ad avere il calamaio dedicato per ciascuno degli inchiostri che ho in uso. Ho anche verificato sul campo la tenuta di questo calamaio, sottoponendone uno a numerosi viaggi in aereo, treno ed automobile, oltre che al tragitto casa-ufficio con i mezzi pubblici. In tutti questi anni non ho mai avuto problemi, tranne in un unico caso, in cui il calamaio è stato assolto perché riconosciuto estraneo al fatto.

Recentemente ho scoperto che Pineider, produttore di penne conterraneo a Visconti, ha realizzato un calamaio da viaggio basato sullo stesso principio.
Spinto da curiosità, ne ho comprato uno, per testarne il funzionamento e confrontarlo con l’analogo Visconti.

Facciamo come quelli che vanno al ristorante e leggono il menù da destra verso sinistra. Partiamo cioè dal prezzo.
Il calamaio Pineider costa molto meno di quello Visconti, che però ha dalla sua una estetica migliore, in particolare nell’ultima versione con l’anello cromato.
Il calamaio Pineider è un boccettino di plastica trasparente (la stessa utilizzata per realizzare le bottiglie dell’acqua minerale) alto circa 10 centimetri (tappo compreso) e largo 2. Dimensioni che lo rendono comodo da portare in giro. Riempito fino al livello massimo pesa 23 grammi, più o meno come una penna stilografica in plastica. Può contenere 10 ml di inchiostro sufficienti per 4-5 ricariche di una penna a stantuffo, un numero superiore nel caso di penna con caricamento a converter. Sul lato della boccetta sono riportati il livello massimo di riempimento, oltre il quale non conviene andare per evitare problemi di sovrappressione e quindi rischio di trafilamento quando il calamaio viene capovolto, e i millilitri di inchiostro restanti, indicazione molto pratica e che manca nel calamaio Visconti.

Il segreto del calamaio è nel tappo, che è composto da quattro elementi. Sul boccettino è calzato un anello troncoconico in gomma blu, che è il componente fondamentale, quello che assicura la tenuta tra l’impugnatura della penna e il calamaio. Non è visibile dall’esterno perché è completamente coperto dalla sezione principale, riconoscibile dalla zigrinatura larga, sezione che a sua volta è avvitata sul boccettino. Infine sulla sezione principale è infilato a pressione il tappo vero e proprio, riconoscibile dalla zigrinatura sottile. Questa sezione manca nel calamaio da viaggio Visconti, nel quale l’inserto troncoconico in gomma è tutt’uno con il corpo del calamaio. Tappo che al suo interno cela un piccolo vano, chiuso da un coperchietto, nel quale è possibile infilare un tamponcino di cotone, da usare per pulire il pennino una volta caricata la penna. Il tappo e il vano per il tamponcino sono molto simili a quelli del calamaio Visconti. Secondo il fabbricante il calamaio è adatto a penne con un diametro minimo dell’impugnatura di 9,5 mm e massimo di 13, 5 mm. Aggiungo che l’impugnatura deve essere circolare per fare tenuta, come ho imparato a mie spese la volta che ho tentato di caricare una Lamy Safari con il calamaio Visconti. E per fortuna l’inchiostro era blu lavabile.

Esaurita la teoria e scattate le foto, passiamo alla pratica. La logica di funzionamento è la stessa del calamaio da viaggio Visconti. Ho tolto il tappo con la riempito il calamaio del mio inchiostro preferito, il Diamine “Presidential Blue”, fino alla tacca di massimo riempimento. Poi ho allentato la sezione (quella con la zigrinatura larga) ruotandola in senso antiorario, ma senza svitarla del tutto. A questo punto ho inserito la penna nel foro, fino a sentire una certa resistenza. Non è necessario forzare. E’ importante svuotare la penna prima di inserirla, per due ragioni. La prima è che si eliminano eventuali residui di inchiostro, che potrebbero contaminare quello del calamaio. Io sono solito dare anche una sciacquata al pennino sotto il rubinetto, per eliminare eventuale sporcizia. La seconda, e più importante, è che se si svuota la penna dopo averla bloccata sul calamaio, l’aria e l’inchiostro espulsi dallo stantuffo generano pressione dentro il calamaio. Pressione che potrebbe spingere la penna verso l’esterno, con le (tanto ovvie quanto disastrose) conseguenze del caso.

A questo punto arriva il momento che fa la differenza rispetto al calamaio da viaggio Visconti. Ruotando leggermente la sezione in senso orario, senza esagerare, questa si avvita sul flaconcino e spinge verso il basso l’anello di gomma, che si comprime e va a schiacciare l’impugnatura della penna, che risulta quindi essere saldamente bloccata. Questa operazione riduce notevolmente il rischio che la penna possa sfilarsi durante il caricamento, quando il calamaio viene capovolto. Nel calamaio Visconti questo blocco non c’è e la tenuta è assicurata solamente dalla pressione esercitata quando la penna è stata infilata nel calamaio. Quantunque l’unico incidente con il calamaio Visconti mi sia successo per colpa della penna e non del calamaio, questa è una sicurezza in più che non guasta e che rende il caricamento una operazione molto più confortevole. Con il calamaio Visconti ho elaborato dei trucchi per essere sicuro che la penna non si sfili accidentalmente. Con il calamaio Pineider diventano superflui perché penna e calamaio costituiscono un insieme molto più solido, è sufficiente tenere con una mano la penna, mentre con l’altra si aziona il meccanismo per la ricarica.

Una volta verificato il corretto inserimento e bloccaggio della penna, giunge il momento topico, quello in cui il ritmo cardiaco accelera e mentalmente parte la frase di rito: “speriamo che tenga”. Si procede alla ricarica, capovolgendo il calamaio e azionando il meccanismo (stantuffo, converter o siringa) per il riempimento. Conviene fare un riempimento, uno svuotamento e un nuovo riempimento, per essere sicuri di avere riempito completamente il serbatoio, facendo uscire tutta l’aria. Una volta riempito il serbatoio, non resta che riportare l’insieme alla posizione di partenza, tirare un meritato sospiro di sollievo perché anche stavolta è andata bene, svitare leggermente la sezione con la zigrinatura larga per facilitare il rilascio della penna ed estrarla. L’intera operazione dura meno di un minuto. Conviene avere a portata di mano qualcosa uno straccetto o un fazzoletto di carta per pulire il pennino dall’eccesso di inchiostro. Infine non resta che richiudere il calamaio e riporlo in attesa del prossimo utilizzo. Semplice e veloce.

A questo punto diventa inevitabile fare un confronto tra i due calamai. Il calamaio da viaggio Visconti ha dalla sua l’estetica più curata, soprattutto nell’ultima versione e le dimensioni, che lo rendono compatibile con la maggior parte dei portapenne. E’ più lungo e più stretto. Il calamaio Pineider ha un aspetto più dismesso, ma costa meno è più pratico da usare perché si vede il livello dell’inchiostro residuo e soprattutto dispone del meccanismo che permette di bloccare la penna, migliorando la tenuta durante il momento critico del capovolgimento. Entrambi sono comunque oggetti validi, una volta compresa la modalità di funzionamento semplificano la vita del “connoisseur” di penne stilografiche, permettendo la ricarica completa, ovunque ed in modo veloce e pulito.

Noi di Casa della Stilografica ringraziamo infinitamente Phormula per la Sua impeccabile e sopratutto imparziale recensione!